Ragazzi che chiudono col mondo

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Marco passa la maggior parte del suo tempo in camera. Ha finito la scuola superiore da un anno. Si è anche iscritto all’università ma non ha mai frequentato. Sta tante ore al computer, fino a notte fonda, giocando con persone di chissà quale parte del mondo. Dorme tutta la mattina. I genitori lo incrociano a malapena durante i pasti che, per altro, Marco consuma velocemente e senza dire una parola. Come si è arrivati a questo punto?

Da piccolino Marco è stato vittima di prolungati episodi di bullismo, sin dalle elementari. Ha provato a parlarne con i suoi genitori, ma loro  non hanno dato molta importanza al fatto e lo hanno sollecitato a difendersi e a non comportarsi da debole. Marco ha anche reagito qualche volta, ma l’ha fatto in modo così maldestro e poco convincente, da attirarsi ancora di più la derisione dei compagni. Le maestre si sono accorte di quello che accadeva in classe, periodicamente hanno fatto discorsi generici su come ci si comporta, e su come ci si deve volere bene tra amici, senza ottenere alcun risultato. Quando era in quinta elementare, Marco ha capito che gli adulti non potevano aiutarlo e ha continuato a subire, sentendosi sempre più inadeguato. Alle medie era taciturno e isolato, senza amici, strano e ancora vittima di bullismo. Ma a lui non importava più. Aveva ricevuto in regalo un computer portatile e aveva iniziato a giocarci, prima da solo, poi in rete. Incredibilmente aveva conosciuto persone di tutto il mondo che incontrava quotidianamente nei suoi giochi di ruolo. Con loro parlava, concordava strategie combatteva contro i nemici.

Alla scuola superiore non ci sono più stati episodi di bullismo, ma ormai Marco aveva preso la sua decisione: avrebbe fatto a meno degli altri e si sarebbe ritirato nel suo mondo virtuale dove sentiva, finalmente, di andare bene. Ora i genitori sono molto allarmati e cercano, in ogni modo, di forzarlo ad uscire, farsi amici, lasciare il computer per qualche ora, ma lui non ci pensa proprio perché questa è la sua vita.

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