Scuola

Gli insegnanti che mi hanno salvato – e che hanno fatto di me un insegnante – non erano formati per questo. Non si sono preoccupati dell’origine della mia infermità scolastica. Non hanno perso tempo a cercarne le cause e tanto meno a farmi la predica. Erano adulti di fronte ad adolescenti in pericolo. Hanno capito che occorreva agire tempestivamente. Si sono buttati di nuovo, giorno dopo giorno, ancora e ancora….Alla fine mi hanno tirato fuori. E molti altri con me. Ci hanno letteralmente ripescati. Dobbiamo loro la vita

Daniel Pennac, Diario di scuola, 2008

La scuola è il luogo dove i bambini passano molte ore della giornata e nella scuola diventeranno adulti. È a scuola che il bambino apprende a relazionarsi con l’altro e con gli apprendimenti, con la necessità di impegno e tenacia per raggiungere i propri obiettivi. Si confronta con i propri limiti ma ha la straordinaria opportunità di scoprire le proprie risorse.

Per questo è importante che non si senta mai solo, sconfitto, ma che l’insegnante sappia affiancarlo e sostenerlo. L’insegnante capace è l’insegnante di tutti, l’insegnante che sa trovare per ogni studente la chiave d’accesso alla conoscenza.

La scuola italiana ha una normativa all’avanguardia per quanto riguarda l’inclusione scolastica e questo le consente di garantire un percorso scolastico anche a chi ha delle disabilità. Negli ultimi anni l’attenzione si è sempre più focalizzata verso i bambini che pur potendo fare un percorso di studio regolare, hanno bisogno di alcune attenzioni particolari perché hanno un disturbo dell’apprendimento o sono iperattivi. Recentemente l’attenzione è stata rivolta anche ai BES, bambini con bisogni educativi speciali.

Per far fronte alla complessità crescente della scuola, diventa sempre più urgente e necessario aprirsi a nuove forme di didattica che rendano l’azione del docente efficace. Non si tratta infatti di utilizzare tante didattiche, una per ogni difficoltà presente nella classe, ma una didattica nuova che possa andare bene per tutti.

Per riuscire a fare questo, la classe va destrutturata: non più l’insegnante in cattedra e gli studenti su banchi ad ascoltare, ma uno spazio che cambia costantemente fisionomia e organizzazione per adattarsi a gruppi di ragazzi attivi.

Un importante contributo a questa visione della scuola viene dalla didattica costruttivista. I bambini conoscono molte più cose di quelle che pensiamo e hanno le loro idee su come funziona il mondo. Un apprendimento è significativo quando lo studente, a partire dalle sue convinzioni, si attiva per accrescere le sue conoscenze.

La didattica costruttivista incoraggia il bambino ad esplicitare le sue convinzioni, a confrontarsi con gli altri e ad acquisire nuove informazioni per sviluppare, insieme, una conoscenza più complessa della realtà.

La capacità di cooperare è quindi una condizione fondamentale per apprendere. Il modello didattico basato sulla competizione ormai non è più adeguato perché, per quanto possa essere preparata e competente, la persona da sola non ha le competenze per gestire la complessità della realtà contemporanea.

La complessità si gestisce mettendo insieme più teste, teste pensanti che sappiano però ascoltarsi, collaborare, vedere la risorsa che è nell’altro, costruire progetti condivisi. La didattica cooperativa insegna al bambino a considerare l’altro come risorsa imprescindibile e fornisce gli strumenti per imparare a collaborare.