È proprio quando si crede che sia tutto finito, che tutto comincia.
(Daniel Pennac)
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Già da alcuni mesi l’ OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) segnala il peggioramento delle condizioni psichiche di giovani dai 10 ai 19 anni a seguito della pandemia. L’emergenza che abbiamo vissuto non è la causa dei problemi, ma ha funzionato da cassa di risonanza a un malessere già presente che affonda le sue radici nella famiglia che non sempre riesce a prendersi cura dei bisogni del bambino, nella scuola che da contesto di inclusione e apprendimento può diventare una realtà che esclude e emargina.
Ma quali sono i comportamenti che devono metterci in allarme?
- Disturbi d’ansia e depressivi: che compromettono la frequenza e l’impegno scolastico e possono favorire il ritiro sociale, l’isolamento e alla solitudine.
- Disturbi comportamentali: che interferiscono con la vita sociale e di relazione fino a sfociare in comportamenti antisociali e illegali.
- Disturbi alimentari: anoressia nervosa e bulimia nervosa che possono portare a problemi di salute e a tendenze suicidarie.
- Autolesionismo: il dolore fisico provocato diventa l’unica modalità possibile per sentire di esistere, l’unico strumento per affrontare le difficoltà. Porta a isolamento e chiusura.
- Suicidio: quarta causa di morte tra gli adolescenti, anticipata da chiusura, isolamento, mancanza di progettualità e desiderio.
- Comportamenti a rischio: uso di alcool e sostanze, comportamenti sessuali a rischio che possono compromettere il benessere mentale e fisico nell’età adulta.
Gli adulti, tutti, sono chiamati a vigilare per intercettare quanto prima il malessere e agire. L’intervento richiede certamente l’azione di esperti, ma non basta. Sono i luoghi in cui l’adolescente vive: la famiglia, la scuola, le attività sportive e ricreative che devono essere gli spazi dell’ascolto, della condivisione, della socialità, dell’accoglienza e del supporto. E proprio da qui dobbiamo ricominciare, subito, tutti, perché non c’è tempo da perdere.
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