La dura convivenza con un marziano

Quando un bambino viene al mondo è un marziano che non sa nulla degli umani che incontrerà. Ci metterà del tempo per imparare a stare in questo nuovo mondo, sarà un percorso entusiasmante, ma non privo di paure e ostacoli. Ma anche per chi lo accoglie non è cosi semplice… All’inizio non sembra difficile per un genitore, ma andando avanti le cose si complicano.

Questa creaturina inizia a muoversi nell’ambiente in modo imprevedibile e sconsiderato, tanto da dover essere guardato a vista. Mamma e papà sono stremati e cercano in tutti i modi di mettere dei limiti, evitare pericoli, dare regole e se per caso dimenticano che il loro bambino è un piccolo marziano, allora iniziano le incomprensioni. I bambini infatti hanno bisogno di tempo per imparare a muoversi nel mondo degli umani e le limitazioni richieste sono incomprensibili e spesso insopportabili. È certo che all’inizio faranno il possibile per continuare ad agire di testa propria.

La prima grande sfida per ogni genitore è trovare le parole giuste per parlare al bambino, aiutarlo a muoversi in un mondo a lui sconosciuto, accompagnarlo a comprendere e accettare regole e limitazioni, ma anche scoprire le notevoli possibilità che l’autonomia ben gestita consente.

Ma la vera grande sfida inizia dopo i due anni quando il bambino, ormai consapevole del mondo in cui si trova, si dà un grade obiettivo: affermare la propria identità e differenziarsi dagli adulti che lo accudiscono. È il momento dei contrasti, delle provocazioni, dei no, una fase davvero dura per ogni genitore che sente mettere in dubbio la propria autorità e si delegittimato.

Che fare?

Anzitutto prendiamo fiato:

ricorda! Tu abiti la terra e lui è l’extraterrestre, non conosce il tuo linguaggio, le leggi del tuo mondo e cosa accade se trasgredisce, se viene contrariato si ribella con tutte le sue forze, ma non sta mettendo in dubbio la tua autorità, vorrebbe solo continuare a fare come gli pare.

Qui il nostro ruolo diventa cruciale perché è proprio in questo momento che dobbiamo insegnare al piccolo extraterrestre a stare in questo mondo. Ma come fare? Non vorrei spaventarvi ma le azioni che noi faremo saranno determinanti per il futuro del nostro bambino e azioni sbagliate avranno ripercussioni nella sua infanzia e nella sua adolescenza e influenzeranno la vita adulta.

Il piccolo marziano deve sentire un’accettazione incondizionata, ma ha bisogno della nostra fermezza che dà ordine e chiarezza al mondo e deve percepire che il suo modo di essere ha comunque valore.

La bussola per riuscire a fare tutto questo è fatta di tre parole chiave: validare, contenere, accettare le differenze.

Quando validiamo un bambino, gli comunichiamo con ogni gesto, con la postura del corpo e con le parole: ti riconosco qualunque cosa tu dici, pensi, senti.

Quando conteniamo un bambino gli comunichiamo: ti do dei limiti che tu non sai ancora darti ma che serviranno per vivere in questo mondo.

Quando accettiamo le differenze, riconosciamo che il bambino può essere differente da me e che il suo essere diverso è una risorsa.

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