Attaccare prima di essere attaccato

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Alessandro ha 21 anni ed è un ragazzo difficile. Il suo percorso scolastico è stato problematico: ha faticato ad imparare a leggere e scrivere, non ha mai imparato le tabelline e ancora non riesce a ricordare quello che studia. Frequenta l’ultimo anno della scuola superiore, e spesso si mette nei guai: risponde ai professori, aggredisce verbalmente, ma anche fisicamente, i compagni e li accusa di avercela sempre con lui. Ha già accumulato diverse note e una sospensione. Se continua così, non verrà ammesso agli esami.

Tutto è iniziato a sette anni. Le maestre dicevano che era un bambino intelligente ma svogliato, per questo non riusciva a imparare. Allora i genitori hanno iniziato a rimproverarlo, punirlo, minacciarlo. Il padre spesso lo picchiava…allora non si conosceva la dislessia e se un bambino andava male a scuola, era colpa sua. Alessandro era terrorizzato dal rientro del padre dal lavoro. Una sera, in uno scontro più violento del solito, mentre scappava dalla presa del papà, involontariamente lo fa cadere. Per la prima vota, si trova a guardarlo dall’alto: lui è a terra, con un braccio rotto, sofferente e impotente. E’ esattamente in quell’istante che Alessandro prende una decisione importante: nessuno lo avrebbe mai più aggredito perché lui sarebbe stato il più forte, sempre. E proprio da quel giorno Alessandro ha iniziato a urlare in faccia a chiunque osasse alzare il tono di voce con lui, dimostrando al mondo che lui avrebbe urlato più forte.

Alessandro però non è contento. Il suo modo di fare gli fa perdere gli amici, e lo porta a mettersi in situazioni di rischio. Vorrebbe cambiare, ma è più forte di lui, non sa proprio come fermare le sue reazioni e questo lo fa sentire sempre più sbagliato.

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